Il regista che si limita a muovere la “camera” davanti ad attori abilmente disposti o ad un paesaggio ben scelto, non fa opere d’arte, ma film grossolano e mediocre. Il cinema non è fotografia, ma nuovo mezzo d’espressione.
Pensiamo, assieme a pochi altri, che il cinema sia un’arte; e ci scontriamo con l’ironia degli intellettuali e l’ostilità interessata degli industriali. Ma non smetteremo di pensarlo.
Inizio con questo pensiero di Ricciotto Canudo riportato nella sua raccolta postuma L’Usine aux Images (L’Officina delle Immagini) per presentare colui che viene acclamato come il padre dell’estetica cinematografica e non solo, infatti fu uno dei primi teorici e critici del cinema definendolo come arte plastica in movimento quindi nuovo veicolo d’espressione, inteso anche come scrittura di luce; su questi studi pubblicò vari articoli e manifesti coniando la locuzione “Settima Arte” per identificare il cinema, poi usata in tutto il mondo!
Considero quindi questo maestro della parola e non solo, nativo di Gioia del Colle e parigino d’adozione, come un eccelso pioniere dell’universo cinematografico a cui dedico il mio sito; mi piace ricordare, come scriveva il nostro mito, che caratteristica e significante più dello stesso spettacolo cinematografico è l’uniformità della volontà degli spettatori che appartengono alle classi sociali più differenti di riunirsi per vedere delle immagini, infatti il nostro mentore illustrava il desiderio di una nuova celebrazione collettiva e quindi una gioiosa unanimità in occasione degli spettacoli in quegli storici luoghi in cui tutti insieme possono dimenticare, ognuno a suo modo, la propria isolata individualità aiutando a vivere meglio e sognare ad occhi aperti.
Proprio per questo motivo ho intitolato il sito Canudiani in nome di questa collettività cinematografica che oggi dopo più di un secolo di attività continua a diffondersi.
Il lungimirante Canudo inoltre anticipava le future evoluzioni del cinema come la registrazione della musica su piste magnetiche ai lati della pellicola, la nascita dei primi film a colori e l’opportunità di creare i rilievi ovvero il futuro cinema a tre dimensioni.
Canudo nel 1913
(Fonte di ispirazione per il logo del nostro sito)
Frontespizio della celebre “Usine aux Images”, uscita postuma nel 1927 a cura dell’amico di Canudo Fernand Divoire
Copertina dell’ultimo numero di “Montjoie”
Targa in pietra apposta sulla casa natale di Canudo a Gioia del Colle (Ba) nel 1977, nel centenario della nascita, a cura dell'amministrazione comunale
“Le Barisien devenu bien Parisien” come simpaticamente lo soprannominò Guillame Apollinaire, fu anche antesignano nel fondare il primo luogo dove unirsi con amici per perorare la causa del cinema come arte, per intenderci i nostri attuali cineclub, infatti creò CASA, acronimo de il Club degli Amici della Settima Arte. Fondò anche la rivista culturale Montjoie!, chiamata così in omaggio alla sua città natale (Gioia del Colle), fu direttore della Gazette des Sept Arts (Gazzetta delle Sette Arti) pubblicando il celebre manifesto delle sette arti.
Infine in ambito prettamente cinematografico ridusse per lo schermo il suo romanzo L’Autre Aile, dal quale Henri Andréani diresse il film omonimo uscito nel 1923, e frequentò il cineasta Abel Gange partecipando alla sceneggiatura del suo film La Roue (La Rosa sulle Rotaie), sempre del 1923.
Accenno altre sue molteplici attività come i primi lavori di amministratore delle ferrovie del Lazio e corrispondente da Parigi del Corriere delle Puglie, i suoi studi in lingue orientali e teosofia, i suoi saggi, poesie e romanzi su tutto ciò che si accostava all’arte o ancora del pianista di talento che era!
Da ricordare le sue battaglie e onorificenze in tempo di guerra quando scriveva una sorta di diario garibaldino sugli effetti psicologici della stessa firmandosi Capitano “Oudanc”, anagramma di Canudo e ancora della sua predilezione per Dante analizzando alcune sue letture in presenza di un pubblico alla odierna Roberto Benigni maniera, per non parlare delle sue amicizie con personaggi del calibro di Gabriele D’Annunzio, Pablo Picasso e Maurice Ravel.
Fu marito e padre affettuoso ma non potette godersi le gioie della famiglia in quanto scomparve prematuramente per un operazione dovuta ai postumi di ferite alle orecchie e i fianchi riportate sul fronte.
Spero che questo serva per dare risalto alla figura poco conosciuta di un uomo di cultura per contribuire ad una sua più ampia notorietà che ritengo meriti assolutamente!!!
Grazie Ricciotto per tutto quello che hai fatto e in particolare nel campo cinematografico, la tua e mia più grande passione!
Corrado Serafino-Nettis